
Dal 2003 al 2006 gli attori della Compagnia Balagàn sono stati tra i partecipanti del Corso Europeo di Alta Formazione sulle Tecniche D'Attore della Commedia all'Improvviso, organizzato dall’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (a cura del Prof. Ferruccio Marotti), patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Hanno studiato le tecniche della commedia dell'arte con maestri quali Carlo Boso, Claudia Contin, Ferruccio Merisi, Claudio De Maglio, Giorgio Barberio Corsetti, Bruce Myers. Nel giugno 2005 assieme alla Compagnia degli Scalzi (compagnia nata dal progetto universitario) hanno concluso l'esperienza del corso di formazione con la messa in scena de “Il Finto Marito”, tratto dall’omonimo scenario di Flaminio Scala, con la regia di Claudio De Maglio. Presentato al III Festival Internazionale delle Scuole di Teatro di Varsavia 2005, lo spettacolo ha vinto i premi Miglior Gruppo e Miglior Attrice non Protagonista (conferito a Laura Pece nel ruolo di Arlecchino). Nel Novembre 2006 “Il Finto Marito” è stato rappresentato al convegno sulla commedia dell'arte organizzato alla Sapienza, con la partecipazione di Dario Fo e, successivamente, ospite dei centri di cultura italiana del Sud America per una tournée in Argentina e Uruguay. Nel 2007 partecipa al Roma Teatro Festival vincendo il Gemini d'Oro come Miglior Coreografie, Miglior Voce (conferito a Valeria Bianchi nel ruolo di Isabella) e premio speciale Sofia Amendolea per Miglior Gruppo. La Mandragola: Liberamente “improvvisato” da Niccolò Machiavelli. Con: Gabriele Guarino, Laura Pece, Valentina Marino, Valeria Bianchi, Alessandro Conte Costumi: Cristiana dell'Uomo Maschere: Stefano Perocco di Meduna Scene: Omar Ghirotto, Luigi Manzi Luci: Stefano Greco Canzoni: Gabriele GuarinoLo spettacolo “La Mandragola - liberamente «improvvisato» da Niccolò Machiavelli” ripropone, con alcune modifiche, l’intreccio principale della commedia del noto autore cinquecentesco, cogliendone il lato comico e intrigante. L’operazione consiste in un recupero della tradizione italiana, che vedeva i comici del ‘500 appropriarsi delle commedie erudite per proporle al pubblico piene di freschezza e semplicità attraverso l’uso delle maschere e di un linguaggio fisico costruito sul ritmo e il rigore della forma.